Locorotondo, il bianco balcone sulla Murgia dei trulli

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saro61
CAT_IMG Posted on 10/1/2012, 01:39     +1   -1




Locorotondo, il bianco balcone sulla Murgia dei trulli



Il nome
Sezione in preparazione Proviene dal tardo latino Locus Rotundus, luogo rotondo. Già nella prima metà del XIII secolo, in ragione del suo accrescersi alla sommità di un colle racchiuso nella sua cinta muraria, il borgo assume quella forma circolare che gli ha dato il nome e che appare anche nella cartografia dei secoli successivi. La Storia
• IX-IV sec. a.C., numerosi reperti archeologici fanno pensare a una frequentazione antica del sito, sia collinare sia di fondovalle, ma non è provata l’origine greca.
• 1195, risale al tempo della dominazione sveva il primo documento in cui è citato il luogo detto Rotondo con la sua chiesa di S. Giorgio, quale feudo del monastero benedettino di S. Stefano, situato sulla vicina costa adriatica, nei pressi di Monopoli. Da allora e fino a tutto il Trecento, con gli Angioini in terra pugliese, Locorotondo assume la fisionomia di casale.
• XV sec., il possesso feudale passa dai monaci ai baroni: prima ai Del Balzo-Orsini, poi ai Loffredo (1486) e ai Carafa (1499), sotto i quali vengono eretti le mura e il castello, distrutti a metà Ottocento.
• XVI-XVIII sec., benché dotato di autonomia municipale, il paese continua a soffrire la presenza di feudatari, di provenienza napoletana o spagnola (Figueroa, Borrassa, Caracciolo), che si succedono per altri tre secoli. Solo verso la metà del Cinquecento, con il riscatto delle terre circostanti e la conseguente formazione di un proprio territorio comunale (1566), si assiste a un timido miglioramento delle condizioni di vita, con un aumento di popolazione e la costruzione di nuovi edifici di culto.
• 1799, seppure per pochi giorni, Locorotondo viene coinvolta nel tumultuoso rivolgimento che segna il Meridione all’indomani della Rivoluzione Napoletana.


Le “cummerse”, i caratteristici tetti aguzzi fatti di lastre calcaree.
La bianca Locorotondo è il più bel balcone della Murgia dei Trulli. Dal suo belvedere si ammira un territorio che è a tratti emozionante: un mosaico di piccoli vigneti segnati da muretti a secco, macchie di bosco mediterraneo e argentei uliveti che circondano antiche masserie, migliaia di trulli sparsi nelle contrade. In più, il piccolo nucleo antico di Locorotondo, racchiuso nella sua perfezione circolare di pietre e calcine, un tempo segnato dalle mura, sembra sospeso tra sogno e realtà: il bianco della calce avvolge ogni cosa, fa da abbagliante sfondo alle architetture barocche in pietra locale, esalta le macchie di colore intenso dei balconi fioriti. I caratteristici tetti aguzzi fatti di grigie “chiancarelle” di pietra, le cummerse, fanno svettare in alto le facciate delle case, che all’interno presentano ambienti dalle tipiche volte a stella.
Nel borgo storico non ci sono particolari emergenze architettoniche, ma tutto è grazioso e intimo, e un senso di ordine, di rispetto, di matura civiltà contorna i piccoli scrigni di fede e arte.
Dalla piazza Vittorio Emanuele, dove due grandi pilastri ottocenteschi individuano l’antica Porta Napoli, si snoda il percorso lungo il quale si trovano il palazzetto del Comune ora Biblioteca Comunale (fine Settecento), il barocco Palazzo Morelli, con lo splendido portale e i balconcini con ringhiere in ferro battuto a petto d’oca e, più avanti, la Chiesa Madre.
Dedicata a San Giorgio, la chiesa, eretta tra il 1790 e il 1825 sul sito di altri tre precedenti edifici dedicati allo stesso santo, ha una facciata in stile neo-cinquecentesco e una pianta articolata, a croce greca. All’interno conserva 42 formelle lapidee a bassorilievo di fine Cinquecento, con storie del Nuovo e Vecchio Testamento, alcuni altari barocchi a intarsi marmorei policromi (1764) e una serie di tele del napoletano Gennaro Maldarelli (1838-41). Nella cripta si osservano resti di sepolture ottocentesche e un tesoretto di argenti e reliquiari.
Accanto alla Chiesa Madre si trova l’ottocentesca chiesetta dell’Annunziata, sorta su un oratorio del 1633, che conserva all’interno alcune statue di legno e cartapesta. Più rilevante è la Chiesa della Madonna della Greca, sulla cui origine non si hanno notizie certe. Il primo documento che la cita risale al 1520, sebbene una serie di elementi architettonici, come la volta a semibotte, facciano pensare a una fondazione più antica (XII-XIII sec.). Ha un impianto a tre navate con le basi e i capitelli delle colonne ornati di motivi medievali. Proviene da un’antica cappella della Chiesa Madre il ricco apparato scultoreo in pietra, tra cui spiccano il polittico dell’altare maggiore e il gruppo scultoreo di san Giorgio (1559).
Originale è la piccola Chiesa di San Nicola (1660) con la sua copertura in chiancarelle, tipica dei trulli. All’interno presenta le volte affrescate e un antico bassorilievo in pietra della Crocifissione. La chiesetta dell’Ospedale, infine, situata fuori del centro storico, viene fatta risalire alla metà del Cinquecento. Ha una graziosa abside impreziosita dai resti di un affresco raffigurante una supplica rivolta al Cristo.
Il prodotto del borgo
La secolare vocazione vitivinicola del borgo ha favorito la produzione di vini bianchi di elevata qualità, come il famoso Bianco Locorotondo Doc: fresco, leggero, asciutto, dal bouquet delicato, ideale per gli antipasti, ottimo con crostacei e pesci. Il piatto del borgo
Gnumerèdde suffuchète sono involtini di trippa d’agnello, legati con le budella dell’animale e cotti a lungo in tegami di terracotta. Tradizionali anche le fave bianche secche, cotte nella “pignata” e battute con aggiunta d’olio di oliva: ne esce una squisita purea bianca, da servire con cicorie di campo (il vero nome di questo antichissimo piatto è “macco con verdure”). E ancora: la carne al fornello, cotta in forni a carbone al riverbero del fuoco vivo; il tridd, pasta fatta a mano a base di semola di grano duro e uova, un po’ di pecorino e prezzemolo tritato, servita in brodo di tacchino; le focacce paesane da forno, e naturalmente le orecchiette, la pasta fresca più conosciuta della cucina pugliese. PRESO DAL WEB
 
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