Santi Protettori di francavilla in sinni

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saro61
CAT_IMG Posted on 8/5/2012, 04:07     +1   -1




Santi Protettori di francavilla in sinni san fellice e san policarpo


Un pò di storia

Un enigma storico-archeologico risolto: S. Felice I, papa e co-protettore di Francavilla sul Sinni

Matteo Sorcio, in qualità di notaio della sede apostolica, il 6 dicembre del 1625, affermava, in un atto da lui sottoscritto, che il pontefice Paolo V, il 5 settembre 1606, aveva concesso al nobili viro Giovanni Fernando Pachino, marchese di Villena, la possibilità di operare scavi nella Catacomba di s. Callisto ed estrarre reliquie di santi e martiri e di poterle donare a persone a lui gradite ma, comunque, di sicura fede cattolica. Il marchese su indicato, oberato da innumerevoli affari, preferì surrogare il benefìcio ricevuto al signor Francesco Ricci, dandogli ampia facoltà di esecuzione. L'estrazione delle reliquie dei santi, fu effettuata nel cimitero di s. Callisto, come descrive il notaio, alla sua presenza e di quella dei testimoni Muzio Flavio e Agostino Serico nel mese di marzo del 1607. Le reliquie furono concesse, trasferite titulo donationis dal Ricci al reverendo Francesco Leopardo di Castrovillari, arciprete della chiesa di Francavilla, dedicata a s. Maria della Presentazione, della diocesi di Anglona, a Marcello de Barberiis, Nicola Sebastiano Celano e a Muscardino Cirigliano, notabili cittadini della suddetta Francavilla, sita nella regione di Basilicata. Fatta la ricognizione, fu documentato che le reliquie appartenevano ai santi Felice, Policarpo e ai santi Valeriano, Paolo, Massimiano, Antonio, Agapito, Egidio, Massimo, Giuliano e alle sante Eugenia, Paolina, Sallustia, Candida e Vittoria.
Le reliquie furono portate nella chiesa di santa Maria della Presentazione e il giorno 9 agosto 1626, come attesta in un atto il notaio Annibale de Lillo di Senise, "dentro la sacrestia della medesima matrice chiesa sono state presentate in presentia del molt'illustrissimo et reverendissimo monsignor generali vicario de anglone, dominus Paulo de Leonardis per le cause infra scripte presente et interveniente con serpelliera et stola, due casciette de ligno ben legate cum funicelle de lino, quale sciolte la presente et con torce accese, et aperte, li detti signori arciprete Nicola Sebastiano et Moscardino presente con giuramento sollemnimente delato per esso signor vicario hanno declarato et affirmato tutti l'ossa che sono trovate dentro dette casciette essere li veri e proprie reliquie di Sancto Felice Sancto Policarpo et altre sancte reliquie di Sancti et Sancte martire, concesse dal summo Pontefice in vertù de breve apostolico della felice memoria Papa Paolo quinto et extratti et asportati dalla città di Roma e proprie dal Cemiterio Calistri in la terra predicta di Francavilla dentro detta matrice chiesa in vertù de particolare instrumento supra ciò stipulato in detta città di Roma per manu di Notario Mattheo Sorcii Romani, alli quali breve apostolico et instrumento nos mentionati s'habbia relatione, in vertù delli quali breve et instrumento per la recognitione de detti sancte reliquie, in presentia de detto signore generale vicario et altre particulari, nos religiosi vestiti con serpelline et secolari con più torce allumate con molte cerimonie devotione et sollemnità, aperte dette casciette ut supra in quelle et dentro d'esse sono state retrovate molte parte d'ossa in diversi modi con loro cartule descrite con le nomi di Sancti et sancte marteri, quale unico contestu sono stati uno per uno reconosciute per experti in cherurgia privileggiati, anatomisti et ogni diligentia la presenti et medio loro giuramento sacris scripturis affirmante essere ossa d'homini de capo et altri membri come più distintamente nelle loro depositione più largamente dicono apparere nelle quale affermano essere vere reliquie di Sancti et Sancte martori...".
Durante lo stesso giorno le reliquie furono inserite in statue raffiguranti Felice e Policarpo e in "casciette d'aurate", poste sull'altare maggiore della chiesa matrice di Francavilla alla presenza di religiosi e di un foltissimo pubblico.
Nelle due cassette, contenenti le reliquie avvolte in "cartule" (su cui erano scritti i nomi dei santi a cui appartenevano), legate con "cordula" e sigillate, furono riconosciute le ossa del capo, delle braccia, dei femori di s. Felice in una, nell'altra le reliquie di s. Policarpo, di s. Eugenia, di s. Massimiano, di s. Candida, di s. Sallustia, di s. Paolo, di s. Paolina, di s. Valeriano.
Il giorno successivo, 10 agosto 1626, fu organizzata una fastosa celebrazione liturgica in onore delle vestigia dei santi; rappresentanti della chiesa locale celebrarono messe con musici "a due cori di cantanti", alla presenza di un "copioso pubblico" che partecipava con "torci e candele allumati", mentre suonavano a distesa campane e fu esplosa una grande quantità di "archibuciate".
Due anni dopo, il 10 agosto 1628, secondo il documento del notaio Annibale de Lillo, alla presenza del vicario generale della diocesi di Anglona, Paolo de Leonardis, del sindaco, dei consilieri comunali, dei cittadini di Francavilla sul Sinni, testimoniate le "grandissime gratie devine" prodotte dai santi Felice e Policarpo (le cui reliquie dal cimitero di s. Callisto erano state trasferite nella Cappella del Santissimo Sacramento della chiesa di Francavilla, dedicata a Santa Maria della Presentazione), "li detti gloriosi sancto Felice et san Policarpo martiri" furono nominati protettori della città di Francavilla1.
Tra i santi indicati negli atti notarili citati, di alcuni vi sono notizie certe, di altri non si possiedono testimonianze attendibili. Analizziamo le figure di quei santi di cui abbiamo una documentazione più sicura.
S. Policarpo, eletto con s. Felice patrono di Francavilla sul Sinni, nel documento notarile è indicato come presbitero.




Secondo il Martirologio romano, Policarpo fu compagno di s. Sebastiano; convertì con lui molti alla fede cristiana e morì martire il 23 febbraio. La notizia proveniva dalla leggendaria passio di s. Sebastiano, ritenuta da molti fonte inattendibile; altri sostengono di espungere il nome di Policarpo dal Martirologio, per le numerose inesattezze presenti nella tradizione agiografìca. Lo stesso Beda, ad esempio, nel suo Martirologio, identifica un Policarpo di Nicea con il famoso martire di Smirne, indicando il 26 gennaio come data del dies natalis e lasciando senza alcuna indicazione il Policarpo del 23 febbraio2.
Forse più certa è la notizia che si ricava dalla lettura di una lista di "Nomi dei Vescovi Martiri e Confessori che furono deposti nel Cimitero di Callisto", inscritti su una lastra marmorea, posta sopra la porta, nella parte interna della cripta dei papi, da Sisto III. Tra coloro, ritenuti vescovi, è presente il nome di Policarpo3. Si può congetturare, almeno allo stato della ricerca, che le reliquie, di cui paria l'atto notarile del 1626 e che furono traslate dal cimitero di Callisto, appartengano al Policarpo indicato nella cripta dei papi.
Per quanto riguarda le reliquie della martire Eugenia, di cui si parla nell'atto notarile, si potrebbe pensare ad una famosa Eugenia, martire romana, vissuta nell'epoca tra Commodo e Valeriano. La sua passio racconta che Eugenia, figlia del prefetto di Alessandria, rifiutando di sposare Aquilio, figlio del console, aiutata da due suoi precettori, gli eunuchi Proto e Giacinto, entrò, sotto spoglie maschili, in un monastero.
Per la sua condotta irreprensibile fu nominata abate e si fece chiamare Eugenio. Una ricca nobile, certa Melancia, guarita dalla febbre quartana, ad opera di un unguento, preparato da Eugenia, ritenendo quest'ultima un uomo, si innamorò pazzamente di lei; la mandò a chiamare per esprimere i suoi sentimenti, chiedendole di contraccambiarli. Al rifiuto di Eugenia, Melancia la denunciò al prefetto per tentata violenza. Durante il processo, chiarito l'equivoco, l'accusa risultò, in modo manifesto, infondata; il prefetto Filippo (che poi era il padre di Eugenia) con tutta la famiglia si convertì alla religione cristiana. Dopo la morte di Filippo, ucciso perché cristiano, Eugenia e la madre Claudia raggiunsero Roma, dove furono processate e condannate a morte, a poca distanza l'una dall'altra. La leggenda riprende un tema singolare della tradizione agiografica, quello di donne travestite da uomo e narra le vicende di una santa famosissima nell'antichità, il cui culto si estese anche fuori della città di Roma4.
Nel caso di questa santa (di cui si sono narrate, se pur sommariamente, le gesta) vi sono delle riserve che non permettono, di identificarla, con sicurezza, con la martire le cui reliquie, come descrivono gli atti notarili citati, erano state traslate dal cimitero di Callisto. Infatti gli antichi itinerari indicano il sepolcro di Eugenia, figlia del prefetto Filippo, come ubicato alla via Latina e non nel cimitero di s. Callisto5.
Per s. Sallustia sembra che possediamo notizie più sicure. Infatti nel cimitero di s. Callisto, accanto alle immagini di papa Sisto II e del vescovo Ottato, presso la cripta di s. Cornelio, vi è un graffito su cui è scritto:
SCS Cerealis et Sal(1)ustia cum XXI (Hic sunt). (Qui si trovano sepolti) i Santi Cereale, Sallustia e ventun compagni.

II graffito (opera di un pellegrino) è precedente alla passio di s. Cornelio (V secolo) che con tutta probabilità dipende dal graffito stesso. La leggenda agiografica, infatti, in sintonia con il graffito, racconta: " Nel medesimo giorno poi furono decollati insieme al beatissimo papa Cornelio ventun persone tra uomini e donne ed anche Cereale con sua moglie Sallustia, il 16 settembre. Nella medesima notte, poi, vennero alcuni ecclesiastici e la beata Lucina con la sua famiglia e rapirono i corpi dei santi Martiri e li seppellirono in un suo podere, in una cripta del Cimitero di Calllisto, dove oggi si innalzano preghiere a loro lode". L'ignoto pellegrino deve avere scritto il graffito, dopo aver visto le tombe dei Martiri e non perché avrebbe potuto ricordare le letture della loro passione. Si potrebbe affermare, infine, che Cereale, Sallustia e i loro ventuno compagni sono realmente esistiti e che le loro tombe erano venerate sin dal IV secolo6.
Un altro santo citato nel documento relativo alla ricognizione delle reliquie è Valeriano. Potrebbe trattarsi del marito di s. Cecilia, martire famosissima del III secolo e sepolta nella cripta a lei intestata, presso il Cimitero di s. Callisto. La passio di s. Cecilia racconta che lei era stata promessa sposa al giovane pagano Valeriano; Cecilia, durante la notte delle nozze chiede al marito di conservarla illibata e di convertirsi alla religione cristiana. Valeriano non solo accetta ma convince anche il fratello Tiburzio ad operare tale scelta. I due, denunziati, sono da Almachio condannati e condotti presso il corniculario Massimo il quale non ubbidisce all'ordine ricevuto di decapitare i due cristiani e si converte anch'egli. I tre saranno decapitati insieme e, successivamente, subendo la stessa pena capitale, li seguirà Cecilia7.
Pur ricordati da fonti letterarie antiche (forse del V secolo) la realtà storica dei tre santi non è esente da incertezze. Il Martirologio Geronimiano ricorda i tre santi quattro volte: 1) il 14 aprile come sepolti nel cimitero di Pretestato, seguendo questo ordine: Tiburzio, Valeriano e Massimo; 2) il 21 aprile come sepolti nel cimitero di Callisto e nel seguente ordine: V., M., T.; 3) l'11 agosto ma solo T. e V. come sepolti nel cimitero ad duas lauros sulla Via Labicana; 4) il 22 novembre con s. Cecilia nel seguente ordine V., T., M., senza indicazione topografica8.
A. Amore propone un'ipotesi convincente per sciogliere il nodo delle diverse date del dies natalis dei santi e del luogo della loro sepoltura. Egli sostiene che nel cimitero di Pretestato era sepolto solo Tiburzio il cui dies natalis era il 14 aprile; Valeriano e Massimo erano, invece, sepolti nel Cimitero di Callisto e che il loro dies natalis ricorreva il 21 aprile. Poiché nella passio Caeciliae e, in seguito, nella tradizione agiografica, i tre nomi erano citati sempre insieme, aggiunge Amore, "ogni qual volta ricorreva uno di essi, si aggiungevano gli altri due; così il 14 aprile a Tiburzio furono aggiunti Valeriano e Massimo, il 21 aprile a Valeriano e Massimo fu aggiunto Tiburzio"9.
A seguito delle testimonianze e considerazioni sopra esposte, si può pensare che le reliquie indicate dall'atto del notaio Annibale de Lillo, con molta probabilità, appartengono al Valeriano, sepolto nel cimitero di Callisto e marito di s. Cecilia.
Per quanto riguarda s. Paolina (le cui reliquie, secondo lo stesso atto notarile, erano state prelevate, assieme alle altre, dal cimitero di Callisto), seguendo le congetture di alcuni, si potrebbe ipotizzare che la martire facesse parte di un gruppo di santi confessori venuti dalla Grecia e sepolti in quello stesso cimitero, come si legge nel famoso carme, in esametri latini, di papa Damaso, sistemato davanti alla tomba di Sisto II:

“Sappi che qui riposa riunita insieme una schiera di santi:
i sepolcri venerandi ne conservano i corpi,
mentre il regno del cielo accolse le anime elette.
Qui sono i compagni di Sisto che trionfarono sul persecutore;
qui la schiera dei Papi che custodisce l'altare di Cristo;
qui il vescovo che visse nella lunga pace;
qui i santi confessori inviati dalla Grecia;
qui giovani e ragazzi, e vecchi con i loro casti discendenti,
che vollero conservare la loro purezza
Qui anch'io, Damaso, lo confesso, avrei voluto essere sepolto, ma ebbi timore di disturbare le ceneri
dei Santi"10.


Con "i santi confessori venuti dalla Grecia" si allude probabilmente ad un gruppo di martiri: Ippolito, Adriano, Eusebio, Maria, Marta, Paolina, Valeria e Marcella11.




In ultimo, tratto la figura di s. Felice (oggetto fondamentale della ricerca) eletto assieme a s. Policarpo protettore di Francavilla sul Sinni12 e che solo attraverso i collegamenti effettuati tra i documenti notarili inediti del XVII secolo (discussi nelle pagine precedenti e pubblicati per la prima volta, nella parte finale del presente studio), e le testimonianze storico-letterarie e archeologiche, è stato possibile identificare tra i numerosi santi omonimi.
Partendo dai documenti notarili, in cui si afferma più volte che s. Felice era stato sepolto nel cimitero di s. Callisto, l'analisi si è soffermata su s. Felice I papa (269-274), eletto dopo Dionigi. Alcune notizie tramandate su questo papa non sono degne di fede; viceversa, è sicuro che si sia interessato della questione di Paolo di Samosata, dato che fu lui a ricevere la lettera sinodale inviata dal concilio di Antiochia nel 268 a papa Dionigi, suo predecessore che nel frattempo era già morto. Inoltre, Eusebio di Cesarea narra che, durante il suo pontificato, l'imperatore Aureliano, una volta deposto Paolo, decise di assegnare i beni immobili della Chiesa di Antiochia "a coloro i quali erano in comunione epistolare con i vescovi italiani della religione cristiana e col vescovo di Roma"13.
Secondo la Depositio episcoporum romanorum FeliceI,dopo la sua morte fu sepolto nel cimitero di s. Callisto:III kal. ianuarii, Felicis in Callisti14. Alla stessa data, 30 dicembre, il Martirologio Geronimiano riporta: Romae Felicis episcopi 15.

Nella prima edizione del Liber Pontifìcalis,nella biografia di Felice I, si legge:
"Felix, natione romanus, ex patre Constantio, sedit ann. IIII m. III d. XXV. Martyrio coronatur. Fuit autem temporibus Claudi et Aureliani, a consulatu Claudi et Paterni usque ad consulatu Aureliani III et Capitulini. Hic consituit super sepulcra martyrum missas celebrare, Hic fecit ordinationes II per mens. decemb. presbiteros VIIII diaconos III episcopos per (diversa) loca XI. Qui et sepultus est in cimiterio suo, via Aurilia, miliario II, III kal. iun. Et cessavit episcopatus dies V"16.
Per quanto concerne la nostra ricerca, nella biografia trascritta, vi sono tre punti diversi e nuovi rispetto al contenuto della Depositio ep.:

1) Felice muore da martire (martyrio coronatur), e non da confessore come indicato nella Depositio;
2) la sua sepoltura è ubicata sulla via Aurelia (Qui et sepultus est in cimiterio suo, via Aurilia miliario II);
3) muore il 30 maggio (III kal. iun.).

La terza modifica può essere avvenuta per un semplice errore di trascrizione: lo scriba, avrebbe letto III kal. iun. invece di III kal. ian. Gli altri due punti provocano, al contrario, motivi di confusione e di controversia sulla figura di Felice I e, quindi, di discussione e di analisi17.
L'ubicazione della tomba richiama quella dedicata ai duo Felices, sita, secondo una tradizione, sulla via Aurelia in cui sarebbe stato sepolto anche Felice II (357-365)18. Quest'ultimo era stato eletto papa dall'imperatore Costanzo, il quale aveva deposto il papa Liberio, per i contrasti relativi alla condanna di Atanasio, vescovo di Alessandria, antiariano e perciò contrario alle sue direttive.
Liberio, per ottenere la liberazione e poter tornare a Roma, firmò delle formule sospette e sconfessò Atanasio. L'imperatore non volle rinunziare al suo protetto (Felice II) e fece approvare, da alcuni vescovi, riuniti in concilio a Sirmio, una soluzione singolare in cui si affermava: "che i due vescovi potevano occupare insieme la sede Apostolica e potevano fare di comune accordo le funzioni sacerdotali, dimenticando i dolorosi avvenimenti accaduti".
Liberio, non accettò tali decisioni e, aiutato dal popolo romano che esclamava: "un solo Dio! un solo Cristo! un solo vescovo!", riuscì, anche a seguito di scontri sanguinosi, a neutralizzare la fazione contraria e a costringere Felice II a lasciare Roma19.
Il Liber Pontificalis, nella prima e nella seconda edizione, afferma che Felice II, costruì una basilica in via Aurelia a due miglia di distanza da Roma, che morì martire, a seguito di decapitazione, avvenuta l'11 novembre e che fu sepolto nello stesso edificio da lui costruito il 15 del medesimo mese20.
Nella biografia di papa Liberio, nel Liber Pont. su Felice II, si narra che egli, deposto, si sia ritirato in praediolo suo (nella seconda edizione è aggiunto via Portuense), dove fu sepolto il 29 luglio21. Alcune di queste notizie sono presenti nella sua passio, con aggiunta di altre:
Qui (Felix) depositus est hac (sic) beatissimus papa sanctus Felix de episcopatus suo et habitavit in praedio suo qui est in via Portuense. Et levatus exinde et ductus in civitate Coronam passus est ibi, capite truncato, et martyrio coronatur quarto idus novembris. Exinde raptum corpus eius a presbyteris et clericis et sepultum in basilicam, quae (sic) ipse construxit via Aurelia quinto decimo kal. decembris mliario secundo; cuius natalicia (sic) celebratur quarto kalendas augustas22.
Anche per Felice I il Liber sostiene che fu sepolto sulla via Aurelia in un cimitero di sua proprietà il 30 maggio, ovvero il 30 dicembre se accettiamo l'errore dello scriba, come precedentemente indicato. Nella seconda edizione del Liber invece del cimitero è indicata una basilica, costruita dallo stesso papa al secondo miglio sulla medesima via23.
Le notizie su Felice II risultano più contraddittorie. Felice II, perde la sua carica di papa, ritenuta illegittima e per questo considerato antipapa (nella lista dei pontefici romani il suo nome sarà saltato, ma il successivo Felice si chiamerà terzo), si rifugia in un terreno di sua proprietà, sulla via Portuense (secondo la sua passio) e, secondo la vita di Liberio, muore il 29 luglio. Egli come Felice I, secondo le edizioni del Liber Pont., costruisce una basilica al secondo miglio della via Aurelia, dove, dopo la decapitazione avvenuta l’11 novembre, viene sepolto il 15 dello stesso mese24. La passio aggiunge che fu imprigionato e condotto in civitate Corona, in questa città martirizzato e che la festa è celebrata il 29 luglio.
Vi è, ancora, un altro elemento che, a prima vista sembra arrecare disturbo o generare confusione, ma che invece deve essere preso in considerazione per individuare quale Felice abbia diritto alla commemorazione della Chiesa. Per questo, allora, non è inopportuno ricordare che sulla via Portuense, nel cimitero ad insalatos, era stato sepolto un Felice martire, sul cui sepolcro sorgeva una basilica. Il Martirologio Geronimiano, commemora questo "terzo Felice" (il cui culto ebbe una notevole popolarità e una larga diffusione, anche se non abbiamo di lui altre notizie), il 29 luglio25. Alcuni testi del VI o VII secolo, inoltre, indicano che sulla via Aurelia vi era una catacomba dedicata a due Felici: sancti pontifices et martyres Felices duo26. Da questa tradizione, forse, parte la confusione tra Felice I e Felice II. Quest'ultimo, per la seconda edizione del Liber pont., e per la passio, si era rifugiato in un suo podere lungo la via Portuense', il suo dies natalis era festeggiato il 29 luglio, come per il "terzo Felice"27.
A questo punto della vicenda, difficile da penetrare, ma non impossibile da districare, per poter sciogliere "l'enigma dei tre Felice" bisogna pensare che, nella mentalità, nella credenza popolare, nella tradizione agiografica e nei martirologi, il culto per il "terzo Felice" si deve essere fuso con quello per Felice II e che quest'ultimo, una volta ritenuto martire, fu identificato con i pontefici martiri della via Aurelia (i duo Felices) e sì volle vedere in uno dei due Felice non più il Felice di via Portuense, ormai sconosciuto, ma Felice I. Il papa Felice e l'antipapa Felice II saranno venerati come martiri, sepolti nella basilica di via Aurelia come attestavano le edizioni del Liber Pontificalis e le tradizioni agiografiche28.
Dei tre Felice, però, solo Felice I papa può essere annoverato tra i santi della Chiesa cattolica. Infatti di quello che abbiamo definito "terzo Felice" si hanno notizie molto nebulose; di Felice II sappiamo che fu ritenuto antipapa; solo di Felice I vi sono testimonianze sicure. E presente nella Depositio episcoporum del IV secolo in qualità di confessore e nella lista di martiri e confessori, incisa su di una lastra che papa Sisto III (432-440) aveva posto nella cripta dei papi. Fu il De Rossi a ricostruire tale lista, utilizzando le notizie del Liber Pontificalis e del Martilogio Geronimiano:

"Nomi dei Vescovi Martiri e Confessori
che furono deposti nel Cimitero di Callisto
Sisto Dionisio Stefano Urbano
Cornelio Felice Lucio Manno
Ponziano Eutichiano Anterote Numidiano
Fabiano Gaio Laudiceo Giuliano
Eusebio Milziade Policarpo Ottato

Tra questi primo san Sisto Patì
Patì con Agàpito, Felicissimo e altri XI"29.

Nella prima colonna sono indicati i nomi dei papi martiri, nella seconda quelli dei papi non martiri, nella terza quelli di papi e vescovi, nella quarta quelli di vescovi stranieri. Il nome di Felice ricorre nella seconda colonna in qualità di papa e di confessore, come nella Depositio episcoporum; negli atti del notaio romano Sorcio e del notaio di Senise, Annibale de Lillo, è ricordato, invece, come martire.
A parte questa unica divergenza, tra la documentazione notarile e la tradizione storico-archeologica, sulla scorta delle testimonianze sinora esaminate, si può, comunque, concludere che le reliquie del co-patrono di Francavilla sul Sinni appartengono a Felice I papa confessore e non martire, che il suo dies natalis è localizzato al 30 dicembre e che le celebrazioni in suo onore, nella città della Basilicata, si svolgono il 10 agosto, in memoria dell'elezione a patrono assieme a s. Policarpo avvenuta nello stesso giorno del 1628.

note
1Archivio Arcivescovile di Potenza fondo XVI, Instrumentum Santarum Reliquiarum Terrae Prancavillae, cum inserta forma (Instrumento universitatis Francavillae in publica forma). I documenti citati sono inediti e sono pubblicati in calce al presente articolo. Ringrazio il professore Antonio Giganti per avermi dato la possibilità di visionare i documenti e per l'aiuto gentilmente prestatemi nella trascrizione degli stessi.

2Martyrologium. Romanum, Acta SS. Decembris, Bruxelles 1940 pp. 35-36; 73-74; Acta SS. Februarii t. Ili Pariis et Romae 1865, pp. 374-380; A. Amore v. Policarpo in BS 10, Roma 1990, p. 984.

3 A. Baruffa, Le catacombe di s. Callista, Torino 1989, pp. 81-82; 248;
ICUR, IV, 9516.
4 lacopo da Varazze, Legenda aurea 136, / santi Proto e Giacinto (a cura di A.-L. Brovarone), Torino 1995; G. D. Cordini v. Eugenia in BS 5, Roma 1991, pp. 182-183; V. Lozito, Agiografia Magia Superstizione, Bari 1999, pp. 45-46-
5 BHL 6975-6977; Acta SS. Septembris t. IV, Pariis et Romae 1868, pp. 52-54; Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum Acta SS. Novembris t. II, p. I, Bruxelles 1931, pp. 9; 501-502: Martyr. Rom. pp. 394;
601; Liber Pontifìcalis (a cura di L. Duchesne) Parigi 1955, pp. 385; 510; G. B. De Rossi, La Roma sotterranea cristiana voi. 1,, Roma 1864, pp. 180-181;
E. Josi, Cimitero cristiano sulla via Latina in Rivista di Archeologia cristiana 16, 1939, pp. 222-37.

6 A. Baruffa, Le catacombe, pp. 209-210; ICUR, IV, 9372; BHL 1958-1966; Comm. Martyr. Hieron., pp- 505-506; Acta SS. Septembris, t. IV, pp. 143-191; G. B. De Rossi, La Roma sotterranea, pp. 276; 279-280; H. Leclercq v. Comeille, in DACL, 3, 2, Parigi 1948, pp. 2968-2986; A. Amore v. Cereale e Sallustia, in BS, 3, Roma 1990, pp. 1136-1137; G. D. Cordini v. Cornelio papa, in BS, 4, Roma 1987, pp. 182-184; L. Reekmans, La tombe du pape CorneUle et sa région cemeteriale. Città del Vaticano 1964, pp. 222-225.

7 lacopo da Varazze, Legenda aurea, 169, Santa Cecilia; V. Lozito, Agiografia, pp. 30-33; sulla questione dell'invenzione e traslazione delle reliquie di s. Cecilia v. E. Josi v. Cecilia di Roma, in BS, 3, Roma 1990, pp. 1072-1081.

8 Comm. Martyr. Hieron. pp. 43; 47; 104; 146,- Liber Pont., t. II, p, 65;
H- Delehaye, Les origines du culle des martyrs, Bruxelles 1933, p. 284; G. B. De Rossi, La Roma sotterranea, t. II, pp. 131-136; P. Testini, Archeologia cristiana, Roma 1980, pp. 208-214.

9 A. Amore v. Tiburzio, Valeriana e Massimo, in BS, 12, Roma 1990, pp. 466-470.

10 A. Baruffa, Le catacombe, p. 83-84; ICUR, IV, 9513; V. Fiocchi NÌ-colai - F. Bisconti - D, Mazzolerù, Le catacombe cristiane di Roma. Origini, sviluppo, apparati, documentazione epigrafica, Regensburg 1998, pp. 175-176.

11 A. Amore v. Eusebio, Marcella, Ippolito, Adria, Paolina, Neone, Maria. Martana e Aurelio, in BS, 5, Roma 1991, pp. 272-274.

12 Novena in onore De' Gloriosissimi Martiri di Gesù Cristo S. Policarpo prete e S. Felice Principali Padroni di Francavilla sul Sinni, dove se ne conservano le Insigni Reliquie, Composta e proposta già ai divoti nell'anno 1779 da quel Rea. "Parroco Sig. Gaetano Giangreco... fatta ristampare dall'attuale Curato di quella Chiesa sig. Canonico Gennaro Arcip. Messali, Terranova di Pollino 1882.
13 Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, 7, 30,19; 23 (a cura di G. Del Ton), Roma 1964; A. Amore v. Felice I, in BS, 5, pp. 574-575.
14 Liber Poni. p- 10; O. Marucchi, Le catacombe romane. Roma 1933. p. 196.
15Comm.Martyr. Hieron., pp. 15-16; 402-404.
16 Liber Pont., p. 71.
17 B. De Gaiffìer, Les notices des Papes Félix dans le Martirologe Ro-main, in An. Boll., 81, 1963, p. 334.
18 H. Leclercq v. Félix (catacombe des deux), in DACL, 5/1 Parigi 1922 p. 1299; F- Lanzoni, Le diocesi d'Italia. Dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), Studi e Testi 35, 1927, pp. 515-516; A. Silvagni, La topografìa cimiteriale cristiana della via Aurelio, in Rivista di Archeologia cristiana 9, 1932, pp. 124-125; O. Marcucchi. Le catacombe, pp. 73-74; G. B. Kirsch, Le catacombe romane, Roma 1933, p. 235; P. Testini, Le catacombe e gli antichi cimiteri cristiani, Roma-Bologna 1966, p. 144.
19 G. R. Palanque - G- Bardy - P- de Labriolle, Dalla pace costantiniana alla morte di Teodosio, in Storia della Chiesa (a cura di A. Fliche - V. Martin) voi- 3/1, Torino 1972, p. 293: Ch. Pietri, Roma christiana, Roma 1976, pp. 249-251; C. Rendina, I papi. Storia e segreti. Roma 1983, pp. 69-72.

20 Liber Pont., pp. 84; 211.

21 Idem, pp. 83; 207; BHL 2857-2858

22 B. De Gaiffier, Les notices, p. 338.

23 Liber Pont.. pp. 71; 158.

24 Idem, pp. 84, 211.

25 Comm. Martyr. Hieron. pp. 402-404; P. Testini, Archeologia p. 189;
Ph. Pergola, Le catacombe romane. Roma 1998, p. 233

26 H. Delehaye, Les origines, p. 289; A. Silvagni (La topografìa pp. 104-105), analizzando i monumenti della via Aurelia, affermava che il santuario dei duo Felices costituiva "un enigma storico-archeologico"; F. Testini, Archeologia pp. 180; 188-190; Ph. Pergola, Le catacombe, pp. 241-242.

27 Comm. Martyr. Hieron., pp. 84; 21.

28 B. De Gaiffìer, Les notices, pp. 339-340.

29 A. Baruffa, Le catacombe, p. 82; ICUR, IV, 9516.
* DIPARTIMENTO DI SCIENZE STORICHE E GEOGRAFICHE - "ITINERARI DI RICERCA " Studi in onore di Giovanni Pinto - Cacucci Editore

questo articolo preso dal portale sul sinni .com articolo a cura di VITO LOZITO *
 
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saro61
CAT_IMG Posted on 26/8/2012, 22:46     +1   -1




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