Atlantide - Tra miti e leggende

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Stallone61
CAT_IMG Posted on 1/10/2012, 18:38     +1   -1





ATLANTIDE - TRA MITI E LEGGENDE

Tutto quello che conosciamo del più famoso continente perduto ci è pervenuto attraverso l'opera di un singolo uomo, Platone. Il grande filosofo greco è infatti la singolare fonte di informazione sul misterioso popolo di Atlantide e nonostante gli esperti litighino su complesse tesi riguardo l'età e la posizione dell'isola, nessuno puo essere assolutamente certo che Platone non abbia inventato tutto, magari come allegoria su cosa accade quando una civilta supera se stessa.
Nonostante questo, la ricerca di Atlantide sembra non avere fine.
Platone visse in Grecia tra il 428 e il 348 A.C. e rivelò la storia di Atlantide nei suoi dialoghi "Timaeus" e "Critias". Molte delle storie di Platone erano inventate, utilizzate come allegoria per spiegare concetti teorici, ma la storia di Atlantide è stata piu volte indicata come un fatto reale.
I dialoghi raccontano la storia di Solone, uno studioso greco che viaggiò attraverso l'Egitto nel 600 A.C. per imparare tutto del mondo antico. Gli egiziani pero erano famosi per custodire memorie del passato anche di diversi secoli addietro, e quando Solone cerco di impressionarli con storie dell'antica grecia, i saggi e anziani sacerdoti egizi mostrarono pane per i suoi denti. Essi infatti rivelarono la storia di un continente e di un popolo a lui completamente sconosciuti: Atlantide.
Intorno al 10.000 A.C. , una potente razza viveva su di un'isola ad oriente, oltre le "Colonne di Ercole", oggi identificate come la zona limitrofa lo Stretto di Gibilterra. L'isola era il regno di Poseidone, il Dio dei Mari. In suo onore vi era una montagna al centro dell'isola, con un bellissimo tempio posto sulla cima. La citta sull'isola era estremamente moderna, con canali per irrigare i campi e un centro cittadino pieno di vita. L'isola era rigogliosa di vegetazione e popolata da animali esotici. Gli abitanti di Atlantide erano un popolo forte e leale, con conoscenze industriali avanzate, un imponente esercito e un sistema scolastico rivoluzionario, aperto a tutti i cittadini. La loro influenza era tale, che controllavano grandi aree dell'Africa, Asia e del Mediterraneo.
Nonostante gli abitanti dell'isola avessero tutto ciò che si poteva desiderare all'epoca, la loro bramosia di conquista e di potere li portò lentamente al degrado. Un tentativo di conquistare Atene falli miseramente e poco dopo un terribile cataclisma naturale si abbatte sull'isola. La leggenda vuole che fu lo stesso Zeus, adirato per la corruzione che stava avvelenando la popolazione, a provocare terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni contro quel popolo.
Atlantide scomparve quindi tra le onde.
Nonostante la storia di Platone fosse ben conosciuta da tempo, il rinnovato e odierno interesse per Atlantide nasce nel 1882, con la pubblicazione del libro "Atlantide: Il Mondo Antidiluviano" scritto da Igniatius Donnely. Il libro era un insieme di congetture, storie travisate e idee fantasiose. Ma alcuni elementi al suo interno fornivano spunti interessanti: Donnely noto che la cultura Atlantidea riportava elementi comuni a razze che in realta non si incontrarono mai. Ad esempio, la grande alluvione che distrusse Atlantide, e registrata negli scritti di numerose popolazioni sparse in tutto il mondo.
Chi fossero esattamente gli abitanti di Atlantide, non è risaputo. Alcuni ritengono si tratti di alieni, altri discendenti dei Lemuriani, altri invece sostengono la tesi che i cittadini di atlantide altro non fossero che gli antenati dei Nativi Americani.
Allo stesso modo la posizione di Atlantide è motivo di discussione tra i ricercatori. Per alcuni dovrebbe trovarsi nel mediterraneo e alcuni riferimenti geografici negli scritti antici comproverebbe questa opinione. Per altri Atlantide dovrebbe trovarsi nel bel mezzo dell'Atlantico, e tutto cio che ne rimane sarebbero montagne, delle quali alcune affiorano ancora oggi dalle onde del mare a formare le Isole Azzorre.
Vi sono anche prove della caduta di un grosso asteroide in Atlantico molte migliaia di anni fa, che avrebbe lasciato crateri sul fondo del mare profondi anche 23,000 piedi. Per gli esperti questo evento potrebbe essere la causa di profondi sconvolgimenti nel terreno, abbastanza potenti da distruggere un'isola come quella di Atlantide.



Atlantide (in greco Ἀτλαντίς, gen. Ἀτλαντίδος, "figlia di Atlante") è un'isola leggendaria, il cui mito è menzionato per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo e Crizia.
Secondo il racconto di Platone Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata "oltre le Colonne d'Ercole", che avrebbe conquistato molte parti dell'Europa occidentale e dell'Africa novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo avere fallito l'invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata "in un singolo giorno e notte di disgrazia".
Il nome dell'isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell'Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell'isola.
Essendo una storia funzionale ai dialoghi di Platone, Atlantide è generalmente vista come un mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie idee politiche. Benché la funzione di Atlantide sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi disputano su quanto e come il racconto di Platone possa essere ispirato ad eventuali tradizioni più antiche. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi passati come l'eruzione vulcanica di Thera o la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415–413 a.C.
La possibile esistenza di un'autentica Atlantide venne attivamente discussa durante l'antichità classica, ma fu generalmente rigettata e occasionalmente parodiata da autori posteriori. Mentre si conosce poco durante il Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanisti nell'era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Atlantide ispira la letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.
I dialoghi di Platone Timeo e Crizia, scritti intorno al 360 a.C., contengono i primi riferimenti ad Atlantide. Per ragioni sconosciute il dialogo Crizia non fu mai completato. Platone introduce Atlantide nel Timeo:
« Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [...] In tempi posteriori [...], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. »
(Platone, Timeo, Capitolo III.)
I quattro personaggi che compaiono in entrambi i dialoghi di Platone sono due filosofi, Socrate e Timeo di Locri, e due politici, Ermocrate e Crizia, benché il solo Crizia parli di Atlantide. Nelle sue opere Platone fa ampio uso della dialoghi socratici per discutere di posizioni contrarie nel contesto di una supposizione.
Nel Timeo all'introduzione segue un resoconto della creazione e della struttura dell'universo e delle antiche civiltà. Nell'introduzione Socrate riflette sulla società perfetta, già descritta in Platone nella Repubblica (c. 380 a.C.), chiedendo se lui e i suoi ospiti possano ricordare una storia che esemplifica tale società. Crizia menziona un racconto storico che presumibilmente avrebbe costituito l'esempio perfetto e prosegue descrivendo Atlantide, come riportato nel Crizia. Nel suo racconto, l'antica Atene sembra costituire la "società perfetta" e Atlantide la sua avversaria, che rappresentano l'antitesi dei tratti "perfetti" descritti nella Repubblica.
Secondo Crizia, le antiche divinità divisero la terra in modo che ogni dio potesse avere un lotto; a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l'isola di Atlantide. L'isola era più grande dell'antica Libia (Nord Africa) e dell'Asia Minore (Anatolia) messe assieme, ma in seguito venne affondata da un terremoto e diventò un banco di fango impraticabile, impedendo di viaggiare in qualsiasi parte dell'oceano. Gli egiziani, affermava Platone, descrivevano Atlantide come un'isola composta per lo più di montagne nella parte settentrionale e lungo la costa, "mentre tutt'intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi [circa 555 km] sui due lati e al centro duemila stadi [circa 370 km] dal mare fin giù. [...] a una distanza di circa cinquanta stadi [9 km], c'era un monte, di modeste dimensioni da ogni lato [...] L'isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi" [circa 0,92 km].
Nel Timeo si racconta di come Solone, giunto in Egitto, fosse venuto a conoscenza da alcuni sacerdoti egizi di un'antica battaglia avvenuta tra gli Atlantidei e gli antenati degli Ateniesi, che avrebbe visto vincenti i secondi. Secondo i sacerdoti, Atlantide era una monarchia assai potente, con enormi mire espansionistiche. Situata geograficamente oltre le Colonne d'Ercole, politicamente controllava l'Africa fino all'Egitto e l'Europa fino all'Italia. Proprio nel periodo della guerra con gli Ateniesi un immenso cataclisma fece sprofondare l'isola nell'Oceano, distruggendo per sempre la civiltà di Atlantide.
Pianta schematica della capitale di Atlantide basata sulla descrizione di Platone
Nel dialogo successivo, il Crizia, rimasto incompiuto, Platone descrive più nel dettaglio la situazione geopolitica di Atlantide, collocando il tutto novemila anni prima.
Crizia racconta che il dio Poseidone s'innamorò di Clito, una fanciulla dell'isola, e «recinse la collina dove ella viveva, alternando tre zone di mare e di terra in cerchi concentrici di diversa ampiezza, due erano fatti di terra e tre d'acqua», rendendola inaccessibile agli uomini, che all'epoca non conoscevano la navigazione. Rese inoltre rigogliosa la parte centrale, occupata da una vasta pianura, facendovi sgorgare due fonti, una di acqua calda e l’altra di acqua fredda. Poseidone e Clito ebbero dieci figli, il primo dei quali, Atlante, sarebbe divenuto in seguito il governatore dell'impero.La civiltà atlantidea divenne una monarchia ricca e potente e l'isola fu divisa in dieci zone, ognuna governata da un figlio del dio del mare e dai relativi discendenti. La terra generava beni e prodotti in abbondanza, e sull'isola sorgevano porti, palazzi reali, templi e altre maestose opere. Al centro della città vi era il santuario di Poseidone e Clito, lungo uno stadio (177 metri), largo tre plettri ed alto in proporzione, rivestito di argento al di fuori e di oricalco, oro e avorio all'interno, con al centro una statua d'oro di Poseidone sul suo cocchio di destrieri alati, che arrivava a toccare la volta del tempio.
Ognuno dei dieci re governava la propria regione di competenza, e tutti erano legati gli uni agli altri dalle disposizioni previste da Poseidone e incise su una lastra di oricalco posta al centro dell’isola, attorno a cui si riunivano per prendere decisioni che riguardavano tutti. Crizia descrive anche il rituale da eseguire prima di deliberare, che prevedeva una caccia al toro armati solo di bastoni e una libagione con il sangue dell’animale ucciso, seguita da un giuramento e da una preghiera. La virtù e la sobrietà dei governanti durò per molte generazioni, finché il carattere umano ebbe il sopravvento sulla loro natura divina. Caduti preda della bramosia e della cupidigia, gli abitanti di Atlantide si guadagnarono l'ira di Zeus, il quale chiamò a raccolta gli dèi per deliberare sulla loro sorte.
L'utopia di Atlantide secondo Platone
Le notizie che Platone narra di Atlantide provengono molto probabilmente dalla tradizione greca, da Creta e forse dall’Egitto e da altre fonti a noi perdute, il tutto reinterpretato letterariamente dal filosofo. È anzitutto evidente il punto di vista da cui viene narrato il mito, che pone al centro la città di Atene, simbolo di sobrietà e rigore. Ma oltre all’immediato paragone con la polis corrotta dell'epoca di Platone, è riscontrabile nel dialogo una proposta utopica, che si esprime nella contrapposizione delle due città, a cui corrispondono due diverse concezioni del modello divino.
Sia l'Atene primitiva, suddivisa in aree da coltivare e abitata da contadini e artigiani, sia la ricca e potente Atlantide sono infatti rappresentazioni del modello divino tratteggiato nel Timeo, a cui la città “storica” deve guardare nella sua organizzazione politica ed economica; la loro decadenza invece, sentenziata da cataclismi naturali e, nel caso di Atlantide, dovuta alla cupidigia degli uomini, è un palese richiamo alla corruzione degli Stati già descritta nella Repubblica. In analogia con la struttura del Timeo, la seconda parte del Crizia avrebbe dovuto descrivere la realtà intermedia tra il logos e il disordine, con un chiaro riferimento alla situazione delle poleis nel decennio tra il 360 e il 350 a.C., caratterizzata da scontri tra un centro e l’altro per il controllo dei traffici commerciali: decaduta anch’essa dopo la scomparsa della città rivale, l'Atene del mito avrebbe potuto salvarsi dall'inesorabile declino solo rivolgendosi a leggi ispirate al Bene.

 
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