San Barbato santo patrono di circiano

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CAT_IMG Posted on 9/2/2013, 01:48     +1   -1
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San Barbato





Santo Patrono


San Barbato nacque a Castelvenere (BN) nell’anno 602. Fu formato al ministero sacerdotale in un convento di monaci basiliani. Fu parroco di Morcone, dove iniziò a denunciare e combattere le ingiustizie ed i soprusi dei potenti ed il malcostume pubblico e privato imperante ai suoi tempi. La sua fama, oltre che dalle sue doti morali ed intellettuali, fu accresciuta dalla conversione di Romualdo duca dei Longobardi che Egli ottenne con l’aiuto di Dio. Il duca ed il suo popolo, infatti, era ancora dedito ad antiche pratiche pagane ereditate dai suoi avi. Vari e vani furono i tentativi del Santo, fin quando non si presentò l’occasione propizia. Costante II imperatore di Costantinopoli invase l’Italia meridionale per riunirla al suo impero ed in breve tempo giunse alle porte di Benevento. Il lungo e duro assedio provocò quasi la resa di Romualdo e della città beneventana, che fu scongiurata dall’intervento di S. Barbato che invitò il duca alla riconversione in cambio della ritirata dei bizantini. Proprio in seguito all’invito del Nostro Protettore e all’adesione di Romualdo al suo progetto, il nemico decise di abbandonare l’assedio. San Barbato fu nominato vescovo di Benevento per poter guidare come un padre il duca ed i suoi concittadini e si vide riconosciuti ricchezze e onori che prontamente rifiutò. Accettò solo la chiesa di S. Michele Arcangelo, compreso ciò che era nella giurisdizione di quell’episcopato, nel Gargano per poter restituire al culto quella zona devastata dai saccheggi. San Barbato trascorse altri diciotto anni come vescovo ed intervenne al Concilio Romano dell’anno 680. Morì il 19 febbraio dell’anno 682, all’età di 80 anni. Le reliquie del suo corpo sono sistemate parte nella Cattedrale di Benevento e parte nel Santuario di Montevergine (AV).

San Barbato Patrono di Cicciano

Cicciano, 19 Febbraio 1715
Il popolo di Cicciano da sempre ha invocato come proprio protettore San Barbato Arcivescovo di Benevento (602 - 682). Il culto si fece sempre più fervente tanto che San Barbato era invocato come protettore dell’intera popolazione di Cicciano. Gli eletti del Popolo dell’università di Cicciano Giuseppe Passariello e Nicola Foresta unitamente al Governatore Francesco Canantio ed insieme ad altri ciccianesi decidono di redigere formale atto con cui eleggere San Barbato Protettore di Cicciano. Tale decisione viene presa in quanto “il R.D. Giovanni de Nardo, nostro concittadino, per sua special devozione abbia eretta e fondata una chiesa ed ultimandola procurata bellissima statua in onore e gloria dell’Iddio e del glorioso S. Barbato, chiamandolo in protettore della Casata, e famiglia de NARDO, CAPOLONGO e SANTORIELLO. Ed essendosi il medesimo Santo Barbato degnato in più e diverse volte, ed occasioni operare, e dimostrare a pro di dette Famiglie, e di altri cittadini di detta Terra di Cicciano, molte grazie, e favori, con dimostrarsi mirabilmente sempre propizio nelle loro necessità, e per la comune devozione, che tutti di detta medesima Terra si è destato verso il medesimo Santo, con tenerlo nel cuore per lo PROTETTORE. E considerando anco noi dall’altra parte, che la protezione dei Santi Tutelari difende e custodisce da ogni contingenza maligna, così spirituale, come temporale… abbiamo determinato eliggere per pubblico atto il predominato SANTO BARBATO per NOSTRO PROTETTORE, affinché continuandosi dal SANTO la sua efficace intercessione… ci mantenghi libera questa Terra da qualsivoglia pericolo imminente, e da castighi, che possa mai la Divina Giustizia sdegnata de nostri peccati fulminare contro di noi”.

Con lo stesso atto i richiedenti promettono di offrire al Santo nel giorno della sua festività due libbre di cera lavorata in candele; ed ancora il R. Sig. D. Giovanni de Nardo, a nome della sua famiglia e delle famiglie Capolongo e Santoriello, dichiara di essere ben contento se “o per loro devozione, o per qualsivoglia necessità li signori Eletti pro tempore di detta Terra possano, e vogliano portare due delli bastoni del Pallio, che ornerà detta Statua dalle più degne, riserbata però quella di mezzo per S.E. R.ma, o per lo suo Agente pro tempore”.

La chiesa di San Barbato
Cicciano non ha una Chiesa, una Cappella, un Altare dedicati al Patrono e Protettore. Precisiamo che fino all’inizio del Novecento il nostro Protettore ha avuto una sua chiesa. La prima Chiesa dedicata al Santo, di cui abbiamo notizia, è quella che oggi porta il titolo della Immacolata Concezione. Quando sia sorta tale Chiesa è impossibile stabilire; la sua antichità, però, è certa, dal momento che venne rifatta nel 1505 come conferma un marmo sormontato dallo stemma della famiglia Vitale, un tempo esistente sul muro orientale di detta Chiesa. La Chiesa, infatti, nel 1515 è registrata così: “Ecclesia Sancti Barbati in loco ubi dr AD VINTI” ( e cioè Chiesa di S. Barbato nel luogo dove si dice VINTI ) e solo tra il 1582 ed il 1617 si operò il mutamento del titolo con il collocamento nella Chiesa di un grande e indorato quadro, fatto a spese della Università di Cicciano. Verso la fine del XVII secolo venne eretta e fondata nel rione Curano l’ultima Chiesa dedicata al Santo per opera della famiglia Di Nardo e più precisamente di Antonio Di Nardo. Il vero fondatore, però, è da considerarsi il figlio di quest’ultimo, Rev.do Don Giovanni Di Nardo il quale, poiché “altro non v’era che una semplice Cappelletta ove appena si ci poteva celebrare”, provvide a rifarla quasi per intero e ad ingrandirla; la provvide pure di un confessionale, di un pulpito e di una sepoltura. Fu istituito dallo stesso Di Nardo un beneficio ed un maritaggio, rispettivamente di 24 e 20 ducati, e, nella ricorrenza del giorno del Santo si faceva “una sontuosa festa, con sparo di mortaletti, con musica ed altro”. Nel 1707 abbiamo notizia della statua, anno in cui si scrive che in detta chiesa vi è anche una statuetta di legno indorato a mezzo busto piccola con la reliquia del Santo. Verso la fine del 18° secolo, dalla famiglia Di Nardo, la Chiesa passò in patronato alla famiglia De Ciutiis. Ma nel 1824 era sommersa dal fango (limo madefacta et coperta in corpore ejusdem) al punto che il vescovo ordinò che la Statua del Santo fosse trasportata nella Chiesa Madre ed ivi rimanesse fino a quando non si fosse provveduto a ripulirla. Nel 1846 l’avv. Giuseppe De Ciutiis e suo fratello Reverendo Giacinto vi istituiscono una cappella laicale e la conferiscono come Sacro Patrimonio a Don Domenico Capilongo; intorno alla metà del 1800 la Cappella Urbana di S. Barbato ha una Rendita lorda di ducati 78,10 ed un Peso fiscale di ducati 10,81; nel 1874 la chiesa “ha tale bisogno di riparazioni e di sacri arredi che da parecchi anni è chiusa”; all’inizio degli anni 1930 la chiesa, ormai in rovina, diventa proprietà della sig.ra Anna D’Avanzo (14.3.1878 / 02.05.1952) moglie di un imprenditore locale Francesco Saverio Iesu (18-6-1877 / 31-10-1955). Nel 1935 la chiesa è già trasformata in un edificio per uso civile, in quanto il proprietario dona al figlio Giuseppe Iesu una parte dell’immobile. Durante l’esecuzione dei lavori, probabilmente a causa di errori di progettazione, si verificarono dei cedimenti nelle fondamenta che indussero la popolazione a pensare che tali eventi fossero dovuti ad interventi di S. Barbato, irato per aver visto abbattere la sua Chiesa. L’edificio fu preso in affitto dal Comune per utilizzarlo come scuola che tutti chiamavano comunemente “Scuola S. Barbato” e tale rimarrà fino al terremoto del 1980. Abbandonato per alcuni anni, l’edificio viene abbattuto nel 1991 e, dopo i lavori eseguiti dalla Ditta Camerino di Cicciano sotto la Direzione del geom. Luigi Sena, viene riaperto al pubblico come Sede del Comune nel 1992.

I segni di San Barbato

Lungo le strade cittadine sono disseminate diverse edicole ed altri segni che attestano le devozione dei ciccianesi verso il Santo Patrono.

Si ricordano di seguito brevemente la dislocazione delle edicole ed i nomi di coloro che ne promossero la realizzazione.

1. Una prima edicola si trova nel cortile della Casa Comunale in Piazzetta S.Barbato ed era già presente nel 1937. Probabilmente fu realizzata dallo stesso proprietario dello stabile Francesco Saverio Iesu quando abbatté i resti dell’antica cappella di San Barbato per edificare una civile abitazione. È stata restaurata dal Comune e dall’Associazione Pro Loco Cicciano il 19-2-2000. All’interno è allocato un dipinto su mattonelle, realizzato da Mirko Guida, copia dell’originale che si trovava nell’edificio in via Concezione n. 19, donato dal proprietario Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri Vincenzo Vacchiano.



2. A pochi metri, in un edificio all’angolo tra via Mulimento e via Concezione, di proprietà della signora Elena Petraglia Martiniello e abbattuto nel 1982, era allocata un’edicola contenente un dipinto su “riggiole” raffigurante S. Barbato. L’edicola era stata realizzata per opera del signor Martiniello Antonio (23-1-1863 / 30-6-1940) e di sua moglie signora Gatta Marzia (9-9-1863 / 9-1-1941) tra il 1920-1930, anni cui edificarono l’abitazione. Non si conosce il nome dell’autore del dipinto.



3. Proseguendo lungo Via Concezione si trovava un dipinto su “riggiole”, di cui non si conosce l’autore, che si trovava in un’edicola al primo piano di un edificio di proprietà del Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri Vincenzo Vacchiano. Venne realizzato per opera della bisnonna del proprietario signora Chiara De Stefano (25-9-1868 / 2-11-1933) nell’anno 1929. Il dipinto è conservato dalla famiglia Vacchiano.



4. In Via S. Barbato nella proprietà degli Eredi Antonio Foresta troviamo un’altra edicola. Fu realizzata all’incirca nel 1946 per opera della signora Orsola Covone (17-3-1883 / 4-6-1958) che commissionò il dipinto, olio su zinco, al pittore Gavino Crispo (5-9-1892 / 6-2-1987). Il 19-2-2002, ricorrendo il 1400° anniversario della nascita del Santo Patrono, il dipinto è stato riveduto dal pittore Aniello Crispo (9-3-1920), primogenito dell’autore, grazie all’impegno della famiglia Foresta e degli insegnanti ed alunni delle classi III A – B del 2° Circolo Didattico di Cicciano – Plesso “S. Barbato”.



5. Sopra l’ingresso della Chiesa di San Pietro Apostolo è posta una vetrata realizzata dalla Ditta Fiorentini ed inaugurata nel 1992 in occasione della riapertura della Chiesa dopo i lavori di restauro e consolidamento occorsi a seguito del terremoto del 1980.



6. Un’altra edicola si trova al I Piano dell’edificio situato nell’angolo tra Corso Garibaldi e via Sant’Anna di proprietà della famiglia Napolitano-Murisco. Il dipinto su “riggiole” risale al 1908-1910 anni in cui il signor Murisco Giuseppe (16-5-1869 / 6-1-1942) e sua moglie signora Vacchiano Felicia fecero costruire il fabbricato. L’autore del dipinto non è conosciuto.



7. Un olio su zinco realizzato nel 1935 dal pittore Salvatore De Luca (23-11-1917) su commissione della famiglia Vitale era sistemato nel portone d’ingresso della casa a corte posta in via Caserta n. 48. Attualmente il dipinto è conservato dagli eredi della famiglia Vitale.



8. In via Caserta n. 51 si trovava invece la sede della Cooperativa Agricola “San Barbato” nata agli inizi degli anni 1960. La Cooperativa contava all’incirca 35 soci e svolgeva principalmente attività di commercio di fertilizzanti per i soci. Grazie ad un contributo della Federazione dei Coltivatori Diretti, la Cooperativa acquistò anche una macchina irroratrice. Il primo Presidente fu Salvatore Arvonio (17-12-1897 / 26-12-1980) e la Cooperativa aveva il deposito in via Caserta nei pressi del Santuario della Madonna degli Angeli (oggi civico n. 266). Successivamente divenne Presidente Michele Vitale (8-7-1920 / 27-5-1988) e la sede ed il deposito furono trasferiti là dove è ancora conservata la tabella recante il nome della cooperativa che cessò la sua attività intorno alla metà degli anni 1970.



9. Un dipinto su “riggiole” era allocato in un’edicola posta nell’edificio di proprietà dell’avv. Biagio Barbato Paolino in via Caserta n. 86. Il dipinto, di cui non si conosce l’autore, è stato realizzato per opera di Francesco Antonio Glorioso (1-10-1874 / 31-12-1961) e di sua moglie Vacchiano Michelina (16-10-1876 / 17-2-1962) nella seconda metà degli anni 1930. Attualmente è allocato nell’ingresso dell’edificio fatto ricostruire dalla famiglia Paolino.



10. Ancora troviamo un dipinto su “riggiole”, di cui non si conosce l’autore, in via Cutignano n. 34 al I Piano dell’edificio di proprietà del signor Domenico Cavezza. L’edicola fu realizzata dal signor Cavezza Antonio (26-6-1872 / 2-1-1933) e da sua moglie signora Lucia De Luca (8-9-1878 / 9-7-1959) all’incirca nel 1920 anno in cui edificarono la loro casa.



11. In un’edicola situata in via Nola nella proprietà della famiglia Mario Russo è posto un olio su legno. Il dipinto è stato realizzato dal pittore Giuseppe Attanasio (28-5-1972) ed è stato installato nell’edicola il 19-2-2001 grazie all’impegno della famiglia del proprietario, del Comune e della Pro Loco Cicciano. Sotto è ancora conservato un dipinto su intonaco raffigurante S. Barbato realizzato nel 1946 dal pittore Gavino Crispo (5-9-1892 / 6-2-1987) su commissione del Commendatore Nicola Russo (14-10-1892 / 10-3-1975).



12. Nel territorio cittadino ci sono una strada ed una piazzetta che recano il nome di San Barbato. Nell’Archivio del Comune non sono conservati documenti che possano fornire indicazioni circa l’anno di attribuzione dei nomi. Il primo toponimo “Via S. Barbato” indica la strada che da via Roma (‘o vico ‘e Vint) porta “dietro Curano”, dove sorgeva la Chiesa di San Barbato fatta erigere da Don Giovanni De Nardo nel 1700, mentre il secondo “Piazzetta S. Barbato” indica la piccola piazza antistante l’antica chiesa, oggi sede del Comune.






il giorno 19 febbraio si festeggia San Barbato
e qui a Cicciano si fa la processione perche San Barbato è il protettore di Cicciano e dietro la processione al di là del pubblico e il sindaco ci sta una novità di tutti quelli che si chiamano Barbato tutti avanti alla processione e poi la sera in piazza ci sono come un mercatino e poi si spara un po’ di fuoco e si finisce la serata con una sant’a messa


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Edited by saro61 - 9/2/2013, 04:52
 
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