CIAO FRANCAVILLESI

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saro61
CAT_IMG Posted on 1/5/2014, 01:56     +1   -1




CIAO FRANCAVILLESI !!! (1^ Parte)





Foto 1 (1)È un onore e un piacere scrivere questo articolo per voi. Inoltre questa occasione mi permette di avvicinarmi e, in qualche modo, di visitare virtualmente il “paese” di origine dei miei antenati, un paese che non ho avuto ancora il piacere di visitare in persona. Questa sarà anche una forma per condividere frammenti delle nostre vite, di condividere ciò che ci accomuna e ciò che ci differenzia. Dico sempre con orgoglio che il 100% del mio sangue è italiano e francavillese, siccome entrambi i mie genitori sono nati a Francavilla e che sempre, con molta passione, mi hanno inculcato l’amore per il loro paese e per le sue tradizioni. Le informazioni che ho risalgono alla seconda metà del 1800 quando i miei bisnonni, Vincenzo Di Stabile e Teresa Spaltro nacquero, si sposarono e costruirono una famiglia con 4 figli: Francesco, Giuseppe, Nicola (mio nonno) e Vincenza Di Stabile. Mio nonno Nicola si sposó con Maria Donadio ed ebbe 2 figli: il più grande, Vincenzo (mio padre) e suo fratello Giuseppe, il quale emigró in Germania dove si sposó con Ingrid, una ragazza di Hannover e con la quale ebbe 3 figli. Dal lato materno i miei bisnonni, Bartolo Rubino e Domenica Schetina, originari di San Severino, si sposarono ed ebbero anche loro 4 figli: Salvatore, Catarina, Mariantonia (mia nonna) e Marianna. Mio nonno, Francesco Viceconte, era un sarto portalefrancavillese e un giorno quando fece visita alla macelleria del mio bisnonno Bartolo, a San Severino, vide una bella giovane che lavorava lì, Mariantonia, che sarebbe stata la sua futura sposa. Nonostante Mariantonia fosse molto più alta e robusta di lui, Francesco non perse le speranze e cominciò ad andare sempre più spesso a comprare la carne alla macelleria a San Severino, fino a quando raggiunse il suo obbiettivo, cioé sposarla e andare a vivere con lei a Francavilla sul Sinni. A Francavilla i due vissero una vita tranquilla, senza grandi sorprese, solo a volte, se c’erano scosse provenienti dal Vesuvio, prendevano le figlie e correvano nella piazza del paese per evitare possibili crolli. Francesco e Mariantonia furono molto felici a Francavilla e lì nacquero le loro 4 figlie: Asunta, Elisabetta, Vincenza (mia Madre) e Domenica; però la felicità non durò molti anni… Infatti il Natale del 1937 si trasformò nel Natale più triste della vita di Mariantonia e delle sue figlie. Francesco di 42 anni quella stessa notte andò a letto presto perchè non si sentiva bene e non si svegliò più per confezionare gli abiti dei suoi clienti nè per vedere crescere e sposare le sue figlie e neppure per conoscere le sue sei nipoti. Immersa in una grande disperazione e decisa a mandare avanti la sua famiglia, Mariantonia lavorò prima alla Segheria di Francavilla e poi, quando alla fine della seconda guerra mondiale il paese sperimentò una grande povertà, sua sorella Catarina, che si era trasferita a Buenos Aires, le propose di emigrare con le figlie e cominciare lì una nuova vita. Le figlie, che allora erano gia belle donne, avevano iniziato a trovare l’amore delle loro vite. Vincenzina aveva incontrato già varie volte Vincenzo, soprattutto quando lui andava da un suo amico parrucchiere che aveva il salone di fronte alla casa di lei. Lí trascorreva pomeriggi interi guardando verso la casa difronte aspettando che Vincenzina uscisse, oppure in inverno la aspettava per lanciarle palle di neve mentre passava… Tra i due cominciava a nascere un grande amore, talmente grande che nè la immensità dell’oceano nè gli anni che sarebbero trascorsi senza vedersi, avrebbero potuto distruggere. Mariantonia vendette tutti i suoi beni e comprò 5 biglietti per la nave che l’avrebbe condotta verso la sua nuova vita in Argentina, un paese prospero che riceveva immigranti da tutta Europa, ma soprattutto dall’Italia della post-guerra. Nel luglio 1949 lasciarono l’Italia con la nave chiamata “Conte Grande” e due settimane dopo, il 6 agosto 1949, arrivano al porto di Buenos Aires in Argentina.

Liliana Di Stabile

LILIANA DI STABILE

“la traduzione spagnolo-italiano è stata curata da Miriam Di Giacomo e Lucia Marcone”

Ciao Francavillesi !!!!

Es un honor y un placer escribir este artículo para ustedes, es una manera de acercarnos, y también para mi, es una manera de hacer una visita virtual al “paese” de origen, de mis antepasados, al que todavía nunca tuve el gusto de visitar en persona. Esta será también una forma de compartir fragmentos de nuestras vidas, de compartir lo que tenemos en común y lo que tenemos de diferente. Siempre digo con orgullo que el 100% de mi sangre es italiana y francavillesa, ya que mis padres, ambos nacieron en Francavilla y porque siempre me inculcaron con mucha pasión, el amor por su pueblo y sus costumbres. La información que yo tengo se remonta a la segunda mitad del 1800 en que mis bisabuelos paternos Vincenzo Di Stabile y Teresa Spaltro nacieron, se casaron y construyeron una familia con 4 hijos Francesco, Giuseppe, Nicola (mi nonno) y Vincenza Di Stabile. Mi nonno Nicola se caso luego con Maria Donadio y tuvieron 2 hijos: el mayor, Vincenzo (mi padre) y su hermano Giuseppe quien inmigro a Alemania y allí se caso con Ingrid una chica de Hannover y tuvieron 3 hijos. Por mi lado materno, mis bisabuelos Bartolo Rubino y Domenica Schetina originarios de San Severino, se casaron y tuvieron 4 hijos también: Salvatore, Catarina, Mariantonia (mi nonna) y Marianna. Mi nonno, Francesco Viceconte, era un sastre francavillese y un dia, de visita en la carnicería de mi bisabuelo Bartolo en San Severino, vio una bella joven que también atendía al público, era su futura esposa, Mariantonia. A pesar de que Mariantonia era mucho más alta y robusta que él, Francesco no perdió las esperanzas y comenzó a ir cada vez más seguido a comprar carne a la carnicería de San Severino, hasta que logró su objetivo de casarse con ella y instalarse juntos en Francavilla sul Sinni. Allí, tuvieron una vida tranquila, sin mayores sobresaltos, solo de vez en cuando, si había temblores provenientes del Vesuvio, tomaban a sus hijas y corrían a la plaza del pueblo por si se producía algún derrumbe. Francesco y Mariantonia fueron muy felices en Francavilla y allí nacieron sus 4 hijas: Asunta, Elissabetta, Vincenza (mi madre) y Domenica, pero la felicidad no duraría muchos años…. De hecho, la Navidad de 1937 se convertiría en la Navidad más triste de la vida de Mariantonia y sus hijas. Francesco de 42 años y que esa noche se había acostado temprano porque no se sentía muy bien, nunca volvería a despertarse para confeccionar los trajes de sus clientes, ver crecer y casarse a sus hijas, ni para conocer a sus 6 nietas. Sumida en una gran desesperanza y decidida a sacar a su familia adelante, Mariantonia trabajó primero en la Segheria de Foto 6Francavilla y luego cuando al final de la Segunda Guerra Mundial el pueblo experimentaba una gran pobreza, su hermana Catarina, que ya se había instalado en Buenos Aires, le propuso emigrar con sus hijas y empezar allí una nueva vida. Las hijas que para ese entonces ya eran hermosas mujeres, habían empezado a encontrar al amor de sus vidas. Vincenzina ya se había cruzado varias veces con Vincenzo, sobre todo cuando él iba a la peluquería de su amigo que estaba frente a la casa de ella, y allí pasaba las tardes enteras mirando hacia la casa de enfrente para verla salir o bien en invierno para tirarle una bola de nieve al pasar… Un gran amor comenzaba a nacer entre ellos, tan grande que ni la inmensidad del océano ni los años que pasarían sin verse, podrían destruirlo. Mariantonia vendió todos sus bienes y compró cinco pasajes de barco hacia su nueva vida en Argentina, un país próspero que recibía inmigrantes de toda Europa, principalmente de la Italia de post-guerra. En Julio de 1949, dejaron Italia en el barco llamado “Conte Grande” y dos semanas después, el 6 de Agosto de 1949 llegaron al Puerto de Buenos Aires, Argentina.

CIAO FRANCAVILLESI !!! (2^ parte)





Nel luglio 1949 lasciarono l’Italia con la nave chiamata “Conte Grande” e due settimane dopo, il 6 agosto 1949, arrivano al porto di Buenos Aires in Argentina.. Assunta, la figlia maggiore, viaggiava con suo marito e la figlia, inoltre era in attesa della loro seconda figlia. Le altre tre figlie di Mariantonia non erano sposate all’epoca del viaggio: Elisabetta aveva 18 anni, Vincenzina 16 e Domenica 14. Vincenzo rimase a Francavilla e decise di arruolarsi nella Marina Italiana come clarinettista della banda militare, dove rimase per circa due anni cercando di dimenticare la sua bella Vincenzina partita per l’America. La separazione tra i due fu lunga ma non definitiva dato che quando iniziarono a scriversi lettere ricominciarono ad alimentare il loro amore adolescenziale sognando di rincontrarsi un giorno e formare una loro famiglia. In Argentina Mariantonia e le sue figlie si stabilirono temporaneamente a casa della sorella Caterina fino a quando furono in grado di comprarsi la loro prima casa in un quartiere tranquillo nella località di Wilde. Le ragazze riuscirono a trovare lavoro nella famosa fabbrica di calze “Carlitos” dove arrivavano tutte le mattine in tram. Vincenzina per anni aspettò il postino il quale tutte le mattine le portava una romantica lettera e foto del suo bel clarinettista militare. L’amore tra i due si consolidò e quando erano pronti per il grande passo Vincenzo si ammalò e il suo viaggio in Argentina fu rinviato. Allora decisero di sposarsi per procura, una pratica abbastanza usuale a quell’epoca tramite la quale la gente si sposava addirittura senza conoscersi prima, ma solo scambiandosi le foto. Trascorsero dieci anni prima che Vincenzo potè intraprendere il suo viaggio verso l’Argentina e finalmente in un giorno di pioggia torrenziale e strade inondate, nella chiesa di Nuestra Señora de Loreto, a Wilde, realizzarono il tanto atteso sogno di unire le loro vite e costruire la famiglia alla quale appartengo. I due comprarono casa nella località di Avellaneda, a trenta minuti di distanza dalla casa della nonna Mariantonia, dove andavano tutte le domeniche a mangiare i “rascatielli”, il “sangunacc” e altre delizie del “paese”. Un paesano insegnò a Vincenzo il mestiere di calzolaio. E cosi approntò a casa la sua officina di riparazione di scarpe. Vincenza lo accompagnava sempre e lo aiutava con i clienti. Un paio di anni dopo, i genitori di Vincenzo si trasferirono in Argentina e comprarono casa vicino al figlio. A giugno 1968, dieci anni dopo essersi sposati, nella casa di Avellaneda, una ostetrica aiutò Vincenza a dare alla luce la sua unica figlia. Quella figlia sono io, il mio nome è Liliana. Mia madre voleva chiamarmi Rasanna (per via delle mie guance rosse) però mio padre quando mi annotò al registro civile, senza consultare mia madre, decise di cambiare il nome che avevano scelto per quello di Liliana (come l’attrice italiana Liliana Caldini). I primi anni della mia infanzia li ho trascorsi circondata dai mie familiari che parlavano solo in italiano. Io parlavo lo spagnolo poco e male, quindi imparai l’italiano, o meglio il dialetto francavillese. Lo spagnolo lo migliorai poi a scuola. Mano a mano che crescevo, mio padre mio insegnò a memorizzare e ripetere “Io sono nata a Francavilla sul Sinni, provincia de Potenza, Italia, vicino della cappella di San Giuseppe” e io, convinta e orgogliosa di ciò che avevo imparato, durante la prima settimana all’asilo feci credere a tutti di essere nata a Francavilla sul Sinni, Italia. “Don Vicente” e “Doña Vicenta”, come li chiamavano i vicini e i clienti del negozio, nonostante avessero imparato lo spagnolo non dimenticarono mai il loro paese e Foto 4raccontavano sempre con orgoglio e con il loro inconfondibile accento italiano, tutte queste storie che permisero loro di conquistare la simpatia della gente del quartiere. Durante la mia infanzia tutte le domeniche andavamo a fare visita a casa di qualche parente: dalla nonna, dalle zie, da qualche cugino o cugina di papà. Con il tempo tutti i cugini e gli zii si trasferirono nelle località di San Justo, Isidro Casanova, Liniers e San Martin. Ogni incontro era una festa; tanta era la varietà del cibo, c’era da bere, si suonavano canti colla fisarmonica e con la chitarra al ritmo di tarantella in modo che grandi e piccoli si divertissero ballando e cantando. Così la famiglia si allargò sempre più. I miei genitori, nonni, zii e altri parenti si sacrificavano e lavorvano sodo per poter dare ai propri figli una vita agiata e per poter pagar loro gli studi, così che tutti potessimo diventare prestigiosi professionisti (nella famiglia abbiamo: medici, avvocati, giudici, professori, ingegneri, contabili, biochimici, e molto altro). Ognuno di noi attraverso il proprio successo famigliare e professionale ogni giorno rende omaggio ai nostri genitori e ai nonni che si fecero strada in un paese straniero cogliendo l’opportunità di costruirsi una nuova vita, nella quale la famiglia, l’amore, l’onestà sono stati pilastri fondamentali. Per la prima volta dopo 40 anni, le figlie di Mariantonia viaggiarono insieme a Francavilla, il loro paese d’origine. La nonna ha sempre continuato a parlare in dialetto e riusciva a farsi capire dai vicini. Non è mai più ritornata al suo “paese” e morì a Buenos Aires all’età di 96 anni. Mio padre morì lo stesso anno della nonna Mariantonia, all’età di 62 anni. Mia madre Vincenza, le sue sorelle e il resto della famiglia vivono ancora a Buenos Aires. Nel 2003, quando l’Argentina viveva una delle sue maggiori crisi socioeconomiche, io mi trovavo all’apice della mia carriera di chirurgo e con mio marito e mio figlio di due anni decidemmo di emigrare a Montreal in Canada, per ripetere la storia dell’immigrazione dei nostri genitori e farci strada in questa bella terra piena di opportunità.



Liliana Di Stabile

Liliana Di Stabile
Liliana Di Stabile

“la traduzione spagnolo-italiano è stata curata da Miriam Di Giacomo e Lucia Marcone”

Foto 6… En Julio de 1949, dejaron Italia en el barco llamado “Conte Grande” y dos semanas después, el 6 de Agosto de 1949 llegaron al Puerto de Buenos Aires, Argentina. Asunta, la hija mayor, viajaba con su marido, y la hija mayor de ambos y además estaba embarazada de su segunda hija. Las otras tres hijas de Mariantonia eran solteras al momento de viajar, Elissabetta tenía 18 años, Vincenza 16 años y Domenica 14 años. Vincenzo se quedo en Francavilla y decidió enrolarse en la Marina Italiana como clarinetista de la banda militar en donde estuvo un poco mas de 2 años tratando de olvidar a su bella Vincenzina que se había ido a la America. Pero la separación fue larga pero no definitiva, ya que al empezar a escribirse cartas volvieron a alimentar ese amor adolescente y seguir soñando con volverse a ver algún día y formar una familia. En Argentina, Mariantonia y sus hijas se instalaron temporariamente en la casa de su hermana Catarina hasta que pudieron comprarse su primera casa en un barrio tranquilo de la localidad de Wilde. Las chicas consiguieron trabajo en la conocida fábrica de medias “Carlitos” a la que llegaban todas las mañanas en tranvía. Vincenzina siguió por años esperando al cartero que todas las mañanas le traería una romántica carta y fotos de su apuesto clarinestista militar. El amor se fue consolidando y cuando estaban listos para dar el gran paso Vincenzo se enfermó y el viaje debió postergarse. Entonces decidieron casarse por poder, una práctica bastante corriente en aquella época, en donde la gente hasta se casaba sin conocerse, con solo intercambiar una foto. Debieron pasar diez años hasta que Vincenzo pudo viajar a Argentina y en un día de lluvia torrencial y calles inundadas, en la Iglesia Nuestra Señora de Loreto, de Wilde, cumplieron el sueño tan esperado de unir sus vidas y fundar la familia a la que pertenezco. Se compraron una casa en la localidad de Avellaneda, a 30 minutos de distancia de la casa de la nonna Mariantonia, a donde volvían todos los domingos a comer los “rascatielli”, el “sangunacc” y otras delicias del “paese”. Un paesano le enseñó el oficio de zapatero (calzolaio), y en su casa Vincenzo instaló su taller de reparación de zapatos. Vincenza lo acompañaba siempre y le ayudaba a atender a los clientes. Un par de años después los padres de Vincenzo viajaron a Foto 3Argentina y se instalaron en una casa contigua a la casa de su hijo. En junio de 1968, a diez años de casados, en la casa de Avellaneda, una partera ayudo a Vincenza a dar a luz a su primera y única hija. Esa hija soy yo, mi nombre es Liliana. Mi madre quería llamarme Rossana (por mis mejillas rosadas), pero mi padre al anotarme en el registro civil, y sin consultar a mama, decidió cambiar el nombre elegido, por Liliana (por el nombre de la actriz italiana Liliana Caldini). Los primeros años de mi infancia y rodeada de mis familiares que hablaban solo en italiano y apenas hablaban unas palabras de español, no aprendí otro idioma más que el italiano, mejor dicho el dialecto francavillese. El español llego luego con la escuela. A medida que fui creciendo mi padre me fue enseñando a memorizar y repetir “Io sono nata a Francavilla sul Sinni, provincia de Potenza, Italia, vicino della capella di San Giuseppe” y yo muy convencida de lo aprendido, durante mi primer semana de jardín de infantes (asilo, kindergarden?) le hice creer a todos que había nacido en Francavilla sul Sinni, Italia. “Don Vicente” y “Doña Vicenta” como los llamaban vecinos y clientes de la zapatería, a pesar de que aprendieron español, nunca se olvidaron de su “paese” y siempre contaban con orgullo y con su inconfundible acento italiano, todas esas historias que les permitieron ganarse la simpatía del barrio. Durante mi infancia, todos los domingos íbamos de visita a casa de alguien, a casa de la nonna, a casa de las hermanas de mama, a la casa de algún primo/a de papa, con el tiempo todos los primos y tios fueron llegando e instalándose en las localidades de San Justo, Isidro Casanova, Liniers y San Martin. Cada encuentro era una fiesta, nunca faltaron ni la comida, ni la bebida ni la música de los acordeones y las guitarras al ritmo de la tarantella para que grandes y chicos se divirtieran bailando o cantando. Así la familia se fue agrandando cada vez más. Mis padres, abuelos, tios y otros parientes se sacrificaron y trabajaron duro para poder darle a sus hijos una vida plena, sin carencias y poder pagarle los estudios para que todos pudiéramos convertirnos en prestigiosos profesionales (en la familia tenemos: médicos, abogados, jueces, profesores, Foto 5ingenieros, contadores, bioquímicos, y muchos otros). Todos y cada uno de nosotros a través de su éxito familiar y profesional, rinde dia a dia homenaje a nuestros padres y abuelos que se abrieron camino en un país extranjero para adueñarse de él, y construir una nueva vida, en la que la familia, el amor y la honestidad fueron los pilares fundamentales. Por primera vez después de 40 años de no haber visitado Francavilla, las hijas de Mariantonia viajaron juntas al pueblo de sus orígenes. La nonna siguió siempre hablando en dialecto y se las arreglaba para hacerse entender por los vecinos. Tampoco nunca más volvió a su “paese” y falleció en Buenos Aires a la edad de 96 años. Mi padre falleció el mismo año que la nonna Mariantonia, a los 62 años. Mi madre Vincenza, sigue viviendo en Buenos Aires al igual que sus hermanas, y el resto de la familia. En el año 2003 cuando la Argentina estaba en una de sus mayores crisis socioeconómicas, y en el mejor momento de mi carrera como cirujana, decidimos junto a mi esposo y a nuestro hijo de 2 años emigrar a Montreal, Canadá, para repetir la historia de inmigración de nuestros padres y abrirnos camino en esta bella tierra de oportunidades.

Liliana Di Stabile



fonte dal web www.francavillainforma.it





 
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