ROCCO SCOTELLARO un grande poeta lucano,

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saro61
CAT_IMG Posted on 9/9/2015, 01:18     +1   -1




ROCCO SCOTELLARO un grande poeta lucano

E' FATTO GIORNO

E' fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi
con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.
Le lepri si sono ritirate e i galli cantano,
ritorna la faccia di mia madre al focolare.


CAMPAGNA

Passeggiano i cieli sulla terra e
le nostre curve ombre
una nube lontano ci trascina.
Allora la morte è vicina
il vento tuona giù per le vallate
il pastore sente le annate
precipitare nel tramonto
e il belato rotondo nelle frasche.


LUCANIA

M'accompagna lo zirlio dei grilli
e il suono del campano al collo
d'un'inquieta capretta.
Il vento mi fascia
di sottilissimi nastri d'argento
e là, nell'ombra delle nubi sperduto,
giace in frantumi un paesetto lucano.


ALLA FIGLIA DEL TRAINANTE

Io non so più viverti accanto
qualcuno mi lega la voce nel petto
sei la figlia del trainante
che mi toglie il respiro sulla bocca.
Perché qui sotto di noi nella stalla
i muli si muovono nel sonno
perché tuo padre sbuffa a noi vicino
e non ancora va alto sul carro
a scacciare le stelle con la frusta.


LE FOGLIE DELLE PALME D'ULIVO

Sovrastano sguaiate cornacchie
sui fumi dei comignoli in marzo.
Accendiamo per le nostre zitelle
le foglie delle palme d'ulivo:
morse sobbalzano, anime penanti,
dicono di sì e di no
alle nostre turbate domande.


PER IL CAMPOSANTO

Quando passo, per la passeggiata,
avanti il tuo cancello,
papà mio bello
che stai di casa oltre la murata,
allora c'è la pica, se è sera, che ride,
sono scostumato ché non ti saluto:
mi rimandavi indietro sulla porta,
avevi ospiti e forestieri,
perché imparassi a dirti buonasera.


NEL TRIGESIMO DI MIO PADRE

In quei viottoli neri
una serata di queste,
sedevano le famiglie dopo cena
ai gradini delle porte,
contavano i defunti e i nati
dell'estate che correva.
E il contadino tardo che trascorse
per i monti sul mulo
con l'ultimo raccolto
passava salutando i suoi compari.
Una porta era deserta
del compare scomparso un mese fa.


LA LUNA PIENA

La luna piena riempie i nostri letti,
camminano i muli a dolci ferri
e i cani rosicchiano gli ossi.
Si sente l'asina nel sottoscala,
i suoi brividi, il suo raschiare.
In un altro sottoscala
dorme mia madre da sessant'anni.


TU NON CI FAI DORMIRE
CUCULO DISPERATO

Tutt'intorno le montagne brune
è ricresciuto il tuo colore
Settembre amico delle mie contrade.
Ti sei cacciato in mezzo a noi
t'hanno sentito accanto le nostre donne
quando naufraghi grilli
dalle ristoppie arse del paese
si sollevano alle porte con un grido.
E c'è verghe di fichi seccati
e i pomidoro verdi sulle volte
e il sacco di grano duro, il mucchio
della mandorle abbattute.

Tu non ci fai dormire
cuculo disperato,
col tuo richiamo.
Sì, ridaremo i passi alle trazzere,
ci metteremo alle fatiche domani
che i fiumi ritorneranno gialli
sotto i calanchi
e il vento ci turbinerà
i mantelli negli armadi.


LA FIERA

Tornano lunga fila ad alta sera
i mercanti della fiera.
La mamma incappucciata al focolare
s'arrossa al bianco degli occhi,
e voi bimbi aspettate
la motocarrozzetta, e tu, Angela,
il ferro piccolo da stiro
dal babbo che vi disse si partiva
alla fiera di Madonna del Monte
nella con valle tra Gròttole e Calandra.
La sua voce si è dispersa nella casa,
il suo volto l'avete incorniciato
con pochi fiori secchi sulla mensola,
il suo nome è scritto tra i caduti
di una lontana zona Monastir
dove le sue ossa sono
giorno e notte calpestate
dalle vacche d'un altro massaro come lui.


SUONANO MATTUTINO

La processione è cominciata
già nella notte.
vedo la fila dei mietitori
toccano la stella
l'unica rimasta
in cima alla strada tortuosa.
Nel mio viottolo budello
i ferri dei muli sulle selci
suonano mattutino.


IL CIELO A BOCCA APERTA

A quest'ora è chiuso il vento
nel versante lungo del Basento.
E le montagne vaniscono.
E il cielo è fisso a bocca aperta.
Si vede una fanciulla nella gabbia
sopra la Murge di Pietrapertosa
Chi sente il macigno che si sgretola
d'un tratto sulle spalle?
un rumore di serpente
il treno nella valle?
Ognuno è fedele alla sua posta.
Hanno scovato le due cagne
la lepre sul pianoro. Fugge
come lo spirito riconosciuto.


PAESE D'INVERNO

Cosucce folte
di comignoli arroventati
e le focagne attizate dalle donne.
E l'uomo fuori nel lato pastrano
chiamava la mulattiera insonne
alla zolla da districare.


VERDE GIOVINEZZA

C'è tempo quando abbondano
lucertole nelle vigne
e a qualcuna nuova coda inazzurra,
quando nei campi spuntano covoni
impazienti di fuoco
e la cicala assorda e mi tappa
l'orecchio alle campane, alle canzoni,
al lungo richiamo di mamma
che mi rivuole vicino e suo.
Quando la fiumara è bianca…
Allora mi voglio scolare l'orciuolo
e coricarmi in terra
senza memoria più
della verde giovinezza.


MIETITORI

Hanno alloggiato
sulla nostra piazza un mese.
Il mietitore leccese
è partito per ultimo
con la sua bicicletta da passeggio.


OTTOBRE

L'estate si trascina
i cardi inariditi
e la mosca pusillanime,
le strade sparse di paglia,
il vuoto alle finestre,
il prezzemolo verde ancora
e il garofano nei vasi
ora che Ottobre s'impone.
Ottobre è là: quella nuvola nera
attesa sulla collina
piegata dai tocchi della sera.


LA TREBBIATURA

Cessa il motore della trebbia,
le foglie del granturco tremano,
il paese è nella trama bruna.

Case, madonne incagnate,
dormiremo alla mèta della paglia,
già il cielo si frastaglia,
nel contrasto dei venti
nasce per noi la punta della luna.


I VERSI E LA TAGLIOLA

Con la neve si para la tagliola
e si aspettano i gridi dei fringuelli.
La maestra ai bimbi della scuola
legge un verso d'amore per gli uccelli.
Mi piacevano i versi e la tagliola.


LE VIOLE SONO DEI FANCIULLI SCALZI

Sono fresche le foglie dei mandorli
i muri piovono acqua sorgiva
si scelgono la comoda riva
gli asini che trottano leggeri.
Le ragazze dagli occhi più neri
montano altere sul carro che stride,
Marzo è un bambino in fasce che già ride.

E puoi dimenticarti dell’inverno:
che curvo sotto le salme di legna
recitavi il tuo rosario
lungo freddi chilometri
per cuocerti il volto al focolare.

Ora ritorna la zecca ai cavalli,
ventila la mosca nelle stalle
e i fanciulli sono scalzi
assaltano i ciuffi delle viole.


GIA’ SI SENTONO LE MELE ODORARE

Già si sentono le mele odorare
e puoi dormire i tuoi sonni tranquilli,
non entra farfalla
a prendere il giro attorno al lume.
Ma non ho mai sentito tante voci
insolite salirmi dalla strada
i giorni ultimi di ottobre,
il padre m’inchiodava alla cassa,
la sorella mi cuciva le giubbe
ed io dovevo andarmene a studiare
nella città sconosciuta!
E mi sentivo l’anima di latte
alle dolci parole dei compagni
rimasti soli e pudichi alle porte.

Ora forse devo andarmene zitto
senza guardare indietro nessuno,
andrò a cercare un qualunque mestiere.
Qui uno straccio sventola sui fili
e le foglie mi vengono a cadere
delle mele che odorano sul capo.


CAMMINANO SULLE ZAMPE DEI GATTI

Improvvisa la sera ci ha toccati
me, le mie carte, la pezza di luce
sui mattoni della stanza.
E' tanto imbrunito
che mi sento addosso paura.
Ha ripreso la vita
dei piccoli rumori.
Sono sui tetti le anime
dei morti del vicinato,
camminano sulle zampe dei gatti.
FONTE DAL WEB
 
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